Alghe tossiche: cosa sono e quali i rischi per la salute
Il fenomeno delle fioriture algali, ovvero la proliferazione eccessiva di microalghe, è noto da molto tempo ed è tipico delle zone tropicali. L’aumento della temperatura dei mari ed altri fattori ambientali e antropici hanno favorito questo fenomeno anche in aree temperate. Ad esempio, nelle coste del Mediterraneo si è assistito alla proliferazione di alcune specie del genere Ostreopsis. Si tratta di microalghe bentoniche (che vivono in stretto contatto con il fondo o fissate a un substrato solido), potenzialmente tossiche.
Dall'inizio degli anni 2000 si sono verificati diversi casi di disturbi alla salute dei bagnanti in varie zone costiere italiane, francesi e spagnole. La cronaca ricorda l’evento del 2005 quando circa 200 persone nelle località intorno a Genova si intossicarono a causa della fioritura dell’alga Ostreopsis ovata. Di queste una quarantina fu ricoverata in ospedale.
Cos’è Ostreopsis ovata?
Ostreopsis è una microalga marina unicellulare di dimensioni comprese tra i 30 e i 70 µm (1 µm corrisponde a un milionesimo di metro, cioè un millesimo di millimetro), invisibile a occhio nudo. Tuttavia, in particolari condizioni climatiche, prolifera fino a formare ampie chiazze bruno-rossastre ben riconoscibili in mare. È una specie bentonica che cresce su diversi substrati quali macroalghe, scogli, gusci di invertebrati e sedimenti mobili. Le cellule di Ostreopsis aderiscono al substrato attraverso la formazione di filamenti e sostanze mucillaginose.
Solitamente le fioriture algali sono innocue, ma quando sono formate da alghe tossiche, come alcune specie di Ostreopsis, hanno rilevanza dal punto di vista sanitario in quanto capaci di produrre tossine marine denominate genericamente palitossine (PLTX), una famiglia di composti che comprende circa una ventina di analoghi strutturali. Per la prima volta sono state isolate nel 1971 alle Hawaii dal celenterato marino, Palythoa toxica.
Per quello che riguarda la specie che maggiormente interessa il Mar Mediterraneo, l’Ostreopsis ovata, essa produce una serie di tossine, chiamate ovatossine, tutte chimicamente simili fra loro, indicate spesso come gruppo di tossine palitossina-simili.
Quali sono gli effetti sulla salute dell’uomo?
Al momento sono state osservate tre principali modalità di intossicazione per l’uomo: per via orale, per via inalatoria e per via cutanea.
Nel primo caso l’intossicazione avviene a causa del consumo di molluschi, crostacei o pesci contaminati. La sintomatologia si manifesta con vomito, diarrea, dolori agli arti, spasmi muscolari e difficoltà respiratorie
La seconda modalità di intossicazione, associata frequentemente all’uso ricreativo delle zone costiere (nuoto o giochi in acqua), è l’inalazione di aerosol contenente cellule di alghe marine e/o tossine. I sintomi, che in genere si manifestano a distanza di 2-6 ore dall’esposizione, comprendono mal di gola, tosse, dispnea, cefalea, nausea, rinorrea, difficoltà respiratorie e febbre oltre i 38°C.
Sempre legato all’uso ricreativo è associata anche l’altra via di esposizione, quella cutanea e/o oculare, con manifestazioni di dermatiti e congiuntiviti.
Gestione delle fioriture in Italia
L’intensificazione del fenomeno delle proliferazioni algali e i relativi risvolti sanitari hanno indotto diversi Enti (Ministero della Salute, ARPA, Regioni e Comuni) a occuparsi di questa problematica attraverso adeguati piani di monitoraggio delle acque di balneazione.
Nel 2007 il Ministero della Salute ha prodotto delle linee guida sulla gestione del rischio associato alle fioriture dell'alga Ostreopsis ovata nelle coste italiane. Tali linee guida sono state aggiornate nel 2014 dall'Istituto Superiore della Sanità e nel 2018 sono state integrate nella normativa sulle acque di balneazione.
Palitossine e sicurezza alimentare
Le palitossine sono tra le più potenti tossine marine di natura non peptidica e tra le principali cause di avvelenamento da prodotti ittici. Sono resistenti alle alte temperature, quindi non vengono denaturate con la bollitura o altri tipi di cottura. Infatti, casi di intossicazioni da palitossina, anche mortali, si sono verificati nelle zone tropicali e subtropicali in seguito al consumo di pesci e crostacei contaminati.
L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), per ridurre il rischio di intossicazione a seguito di ingestione di cibi contaminati, ha stabilito una concentrazione massima di palitossine e suoi analoghi nei prodotti ittici. Assumendo un consumo di 400 grammi di prodotto, il limite massimo, protettivo per la salute dei consumatori, è di 30 μg/kg di parte edibile.
Palitossine e acquari domestici
I potenziali rischi per la salute umana associati all’esposizione alla PLTX e composti analoghi riguardano non solo i bagnanti e le persone che svolgono attività lavorative in prossimità della spiaggia, oltre che i consumatori di prodotti ittici contaminati, ma anche addetti e hobbisti coinvolti nella pulizia di acquari.
Di fatti, da non sottovalutare è la problematica legata alla presenza negli acquari domestici di coralli del genere Palythoa e Zoanthus, capaci di produrre palitossine. Numerosi casi di intossicazione sono infatti stati registrati in seguito ad esposizione cutanea ed inalatoria a questi coralli.
A scopo preventivo è importante fare la manutenzione degli acquari utilizzando guanti resistenti e possibilmente lunghi, mascherine e occhiali protettivi. Per eliminare le colonie infestanti di coralli è bene non usare mai acqua calda.
Mentre in caso di manifestazione di effetti tossici, come riportato anche dall’Istituto Superiore della Sanità, «[…] è fondamentale recarsi dal medico, descrivendo con precisione i sintomi e facendo presente la possibilità di essere venuto a contatto con coralli».
Bibliografia.
https://efsa.onlinelibrary.wiley.com