Biodinamica: un secolo di pseudoscienza
In questi giorni si sta svolgendo a Firenze il 36° convegno di agricoltura biodinamica intitolato “Un’agricoltura di salute. Ricerca, innovazione e formazione per il futuro della terra”. L’evento è organizzato dall’Associazione per l’agricoltura biodinamica in collaborazione con l’Istituto di formazione Apab e la Demeter Associazione.
Fra tutti i metodi di coltivazione, quello biodinamico forse è il meno conosciuto. Tuttavia, negli ultimi anni, la biodinamica sta cercando di farsi strada non solo in mezzo ai vari tipi di agricoltura ma anche nel mondo accademico tra convegni, workshop e addirittura un corso di formazione, per colmare di riflesso quella veridicità di efficacia che è difficoltoso riconoscere scientificamente.
Cos’è la biodinamica?
La nascita della biodinamica risale ai primi del Novecento con gli insegnamenti del filosofo Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia (dottrina teosofica che concepisce la realtà universale come una manifestazione divina in continua evoluzione). Il metodo biodinamico si basa sull’uso dei cosiddetti “preparati biodinamici” ricavati per esempio dai fiori di Achillea macerati nelle vesciche di cervo, oppure derivati dal letame fermentato nei corni di vacca. Quest’ultimo, il più famoso, prende il nome di “preparato 500” o “cornoletame” che come dice la parola stessa consiste in letame messo in un corno di vacca (almeno primipara) seppellito e lasciato per tutto l’inverno e recuperato nel periodo pasquale.
Come riportato dal sito di Agricoltura biodinamica «la sua distribuzione avviene dopo aver effettuato la fondamentale operazione di miscelazione e dinamizzazione con acqua. Questo processo trasferisce l’energia (cosmica) dal preparato all’acqua stessa». Una volta spruzzato sul suolo le forze astrali catturate dalle corna di vacca si ricongiungono con quelle terrene per accrescerne la fertilità. Ne basteranno, naturalmente, quantità omeopatiche. Con soli 200 grammi si può fertilizzare un ettaro (due campi da calcio) di terreno.
In altri preparati, sempre nella convinzione di “concentrare” gli influssi astrali sui prodotti della terra, si utilizzano organi animali come il cranio di bue, la vescica di cervo o l’intestino di vacca.
Ovviamente nella coltivazione biodinamica è bandita, in maniera categorica, qualsiasi innovazione prodotta dalla scienza negli ultimi decenni: niente Ogm, niente fertilizzanti e fitosanitari di sintesi.
Quest’ultimi requisiti sono una parte degli “standards” redatti dall’associazione Demeter, che assicura la tutela del marchio e garantisce che i prodotti alimentari provengano da coltivazioni o allevamenti biodinamici. Naturalmente, requisito imprescindibile è il riconoscimento dell’importanza delle influenze cosmiche di ispirazione steineraina perché, così come viene riportato dal sito dell’associazione, «il fondamento dell’agricoltura biodinamica risiede nella scienza spirituale ideata da Rudolf Steiner: l’antroposofia».
Biodinamica e scienza
Il metodo scientifico mira a raggiungere la conoscenza della realtà oggettiva, affidabile e verificabile che può essere generalmente condivisa. Si basa su una rigorosa analisi dei dati sperimentali, come affermato per la prima volta da Galileo Galilei, associando la «conoscenza ragionevole» alle «prove necessarie», vale a dire i test scientifici e il sistematico, empirico e critico studio delle ipotesi sulle relazioni tra i diversi fenomeni.
Naturalmente ogni agricoltore, nel rispetto delle leggi vigenti in materia, può coltivare con il metodo che preferisce, ma le istituzioni pubbliche che hanno il compito di produrre ricerca e cultura basandosi sul metodo sperimentale, non possono proporre alla società civile, tra cui giovani studenti, teorie non supportate da evidenze scientifiche. Solo attraverso l’innovazione tecnologica e la ricerca scientifica è possibile coniugare le esigenze della produttività agricola con la salubrità dei raccolti e la salvaguardia dell’ambiente.
https://demeter.it/standards-demeter/
http://www.agricolturabiodinamica.it/