Cadmio: tossicità ed effetti sulla salute
ll cadmio è un metallo di colore bianco argenteo naturalmente presente nella crosta terrestre, nell’aria e nell’acqua. Il cadmio reagisce facilmente con altri elementi, soprattutto con zinco e in misura minore con piombo formando vari composti. Il cadmio è ottenuto in genere, proprio, come sottoprodotto della lavorazione di questi metalli. Le principali vie di esposizione per l’uomo sono quella alimentare e inalatoria. Il cadmio ingerito viene assorbito per circa 1-10%, mentre quello inalato per 5-50%. Dopo l’assorbimento il cadmio si distribuisce ampiamente in tutti gli organi e le quantità più alte si ritrovano nel fegato, nei reni e nelle ossa, dove si accumula e rimane per tempi molto lunghi.
Cadmio: fonti di contaminazione e vie di esposizione per l’uomo
Il cadmio è un metallo pesante che può penetrare nell’ambiente sia da fonti naturali quali le emissioni vulcaniche e l’erosione delle rocce, sia da attività antropogeniche. È presente nell’aria, nel suolo e nell’acqua e in seguito può accumularsi nelle piante e negli animali. Per la popolazione generale, ad eccezione dei fumatori, la principale fonte di esposizione al cadmio è rappresentata dalla dieta poiché il cadmio entra nella catena alimentare attraverso terreni agricoli e fonti d’acqua contaminate. In generale, verdure a foglia larga come lattuga e spinaci, ma anche legumi, patate, cereali, noci, semi di soia e semi di girasole contengono alti livelli di cadmio. Esso, inoltre, può accumularsi negli organismi acquatici (soprattutto crostacei e molluschi) e nelle frattaglie (fegato e reni) degli animali da macellazione.
L’esposizione al cadmio è incrementata dal fumo attivo e passivo, poiché la pianta del tabacco contiene quantità relativamente elevate di questo metallo. I fumatori hanno quindi generalmente un’esposizione più alta rispetto ai non fumatori. Inoltre, il cadmio inalato attraverso il fumo è più facilmente assorbito del cadmio ingerito attraverso il cibo o l’acqua.
L’esposizione professionale al cadmio si verifica principalmente durante i processi industriali che implicano il riscaldamento di materiali contenenti cadmio come la fusione, la placcatura o la produzione di batterie e pigmenti.
Cadmio: effetti sulla salute
La tossicità del cadmio è determinata dalla quantità del metallo nell’organismo, dalla durata dell’esposizione e dalla via di esposizione. Se il cadmio viene ingerito, ne viene assorbito circa 1-10%. Questa percentuale sale al 5-50% quando il cadmio viene inalato. Una volta assorbito dal nostro organismo, il cadmio è trasportato dal sangue e distribuito a fegato, reni e nelle ossa, dove può accumularsi e persistere per tempi molto lunghi (fino a oltre 30 anni).
Nell’organismo il cadmio mima l’azione di altri elementi con funzioni essenziali come zinco e calcio. Il cadmio è principalmente tossico per i reni, ma può provocare anche la demineralizzazione delle ossa, sia mediante azione diretta sul tessuto osseo sia a seguito del danno renale, con effetti sul metabolismo del calcio e della vitamina D.
L’intossicazione da cadmio può essere di tipo acuto (dovuta a esposizione singola a dosi elevate) o cronico (in seguito a esposizioni ripetute a basse dosi). L’intossicazione acuta interessa soprattutto i lavoratori esposti per breve periodo a inalazione di fumi contenenti alte concentrazioni di cadmio. La sintomatologia, che si manifesta dopo poche ore dall’esposizione, comprende febbre e polmonite chimica. Tuttavia, questo tipo di intossicazione, è divenuta molto rara in seguito alle leggi per la protezione della salute dei lavoratori.
A causa della lunga emivita, la maggiore preoccupazione per la salute è rivolta alla tossicità cronica. Respirare bassi livelli di cadmio per molti anni, come nel caso dei fumatori, o consumare cibi e acqua contaminata può provocare un accumulo di cadmio nell’organismo. L’esposizione cronica al cadmio può portare a malattie renali (nefrotossicità), ipertensione, osteoporosi e tumori al polmone.
Cadmio: misure per la riduzione dell’esposizione al cadmio
L’intossicazione da cadmio può essere prevenuta attraverso un attento controllo dei livelli di esposizione della popolazione generale e dei lavoratori. Oltre ai luoghi di lavoro, quindi, il controllo è essenzialmente rivolto ai prodotti alimentari, i quali rappresentano la principale fonte di esposizione per la popolazione di non fumatori.
Nel 2009 l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha stabilito una dose settimanale tollerabile1 (TWI - tolerable weekly intake) di cadmio pari a 2.5 μg/kg di peso corporeo. L’esposizione media al cadmio attraverso la dieta negli adulti europei è all’incirca a questo livello (2-3 μg/kg di peso corporeo alla settimana). Tuttavia, in alcune categorie di persone, ad esempio nei vegetariani e vegani, il livello è circa raddoppiato a causa di un più elevato consumo di cereali, noci, semi oleosi e legumi. Il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA ha infine affermato che il fumo può contribuire a un’esposizione interna simile a quella derivante dalla dieta.
In seguito al parere scientifico dell’EFSA, la Commissione europea ha emesso il Regolamento (CE) n. 1881/2006 che definisce i tenori massimi per il cadmio in diversi prodotti alimentari.
In conclusione, conoscere le possibili fonti di cadmio può aiutare a limitarne l’esposizione. Ad esempio, seguire una dieta equilibrata con una più ampia varietà di alimenti, nonché smettere di fumare, contribuisce a ridurre l’esposizione al cadmio.
https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.2903/j.efsa.2009.980
1 Il livello tollerabile di assunzione settimanale (TWI) è il quantitativo di una determinata sostanza che può essere consumato ogni settimana per tutto l’arco della vita senza provocare effetti apprezzabili sulla salute dei consumatori.