Glifosato nelle urine: dovremmo preoccuparci?
Negli ultimi anni il glifosato è stato al centro di complesse vicende giudiziarie e di numerosissime ricerche scientifiche e studi riguardanti la sua sicurezza. L’ultimo di una lunga serie è stato pubblicato ad agosto 2020 su Environmental Research. Si tratta di uno studio condotto solo su quattro famiglie americane alle quali è stato chiesto di seguire per cinque giorni una dieta che non prevedesse alcun alimento biologico e poi per altri cinque giorni una dieta interamente basata su alimenti biologici. Sono stati poi analizzati i campioni di urina raccolti sia mentre seguivano una dieta normale, sia quando si alimentavano con solo cibo biologico.
Lo studio è stato condotto su 16 partecipanti un numero estremamente limitato, su oltre 334 milioni di americani. A questo proposito, nell’arco degli anni, sono stati condotti diversi studi pluriennali su campioni statisticamente significativi. Durante lo studio prospettico "Rancho bernardo study (Rbs) of healthy aging" sono state misurate le concentrazioni urinarie di glifosato nei partecipanti durante il quadriennio 1993-1996 e poi nel triennio 2014-2016. I risultati mostrano una media delle concentrazioni urinarie di glifosato molto più bassa (0,314 µg/L) rispetto a quella riscontrata nell’ultimo studio.
Risultati dello studio
Sui campioni di urina sono state eseguite analisi alla ricerca dell’erbicida glifosato e del suo metabolita AMPA. I risultati ottenuti mostrano che dopo 5 giorni di dieta biologica i livelli del glifosato e dell’AMPA diminuiscono rispettivamente del 70 e 76%.
Nello specifico, durante la dieta normale, la concentrazione media di glifosato nelle urine dei partecipanti era 0.83 µg/L. Quindi nell’arco delle 24 ore si può stimare un’escrezione massima di 1,66 µg di glifosato (sapendo che in un giorno ognuno di noi dovrebbe produrre in media da uno ai due litri di urina).
Quanto del glifosato ingerito si assorbe?
Come descritto in un report del Joint Meeting on Pesticide Residues - JMPR, (gruppi di lavoro di scienziati FAO e OMS), il glifosato è scarsamente assorbito. Nelle cavie è stato mostrato che solo dal 30% al 36% della dose ingerita viene assorbita. La restante dose (64%-70%) viene eliminata direttamente con le feci senza entrare in circolo. La piccola frazione assorbita, come dimostrato negli studi in laboratorio utilizzando glifosato radiomarcato 14C, reagisce ben poco con l’organismo in quanto viene quasi tutta rapidamente escreta con le urine e una minima parte viene emessa con la respirazione e tramite la bile, eliminata anch’essa con le feci.
Analisi dei risultati
Ritornando allo studio e considerando quanto riportato dal JMPR, ossia che circa il 30%-36% del glifosato viene assorbito e poi escreto con le urine, possiamo stimare che la quantità ingerita è circa il triplo.
Dai risultati dello studio abbiamo un’escrezione massima giornaliera di 1.66 µg, quindi avremo un massimo di 4,98 µg di glifosato ingerito nell’arco di un giorno. Questo, in un uomo adulto di 60 kg, corrisponde a 83 nanogrammi per chilo di peso corporeo. Dose ben molto più bassa (migliaia di volte) di quella considerata sicura per l’uomo, ovvero la dose giornaliera ammissibile (DGA) che per il glifosato è di 0,5 milligrammi per chilo di peso corporeo.
Per un individuo di 60 kg, la DGA corrisponderebbe ad un’assunzione di 30 milligrammi di glifosato al giorno, di cui 10 milligrammi sarebbero assorbiti ed eliminati con le urine. Per raggiungere tale dose, considerando che il glifosato si assume prevalentemente da alimenti secchi come il grano, si dovrebbe mangiare qualche quintale di pasta al giorno.
In conclusione, questo studio ha sostanzialmente confermato quanto già si sapeva, vale a dire che il glifosato venendo eliminato velocemente non è incline al bioaccumulo e che la semplice presenza, alle concentrazioni registrate nell’uomo e negli alimenti, non è sinonimo di rischio.
Bibliografia.