I Fitosanitari, utilizzi e sicurezza: dall’epoca preindustriale ad oggi
L’uomo ha da sempre cercato di eliminare o ridurre i parassiti che minacciano costantemente la propria salute e le sue fonti di cibo. A questo scopo lo sviluppo dei fitosanitari è stato fondamentale, permettendo da un lato di salvaguardare la salute pubblica, ad esempio prevenendo la trasmissione di malattie come la malaria, il tifo, la malattia del sonno, la febbre gialla e altre trasmesse dagli insetti, e dall’altro di assicurare la sopravvivenza di un ragguardevole numero di individui per merito di una sufficiente produzione agricola atta a fronteggiare l'aumento della popolazione mondiale.
Storia dei fitosanitari
Sebbene la maggior parte dei fitosanitari (insetticidi, erbicidi, fungicidi ecc.) siano stati sviluppati soprattutto nel dopoguerra, la conoscenza delle proprietà di alcune sostanze e il loro utilizzo risale a tempi molto lontani.
Il riscontro più antico è di Omero nel 1000 a.C. che menziona Ulisse che brucia lo zolfo. Altri riscontri si hanno con il veratro utilizzato dagli antichi Romani come rodenticida, o altro ancora il solfuro di arsenico usato come insetticida in Cina nel 900 d.C.
Nel corso della storia dell'umanità sono numerosi gli episodi, in cui l'attacco da parte di parassiti ha avuto un'influenza diretta capace di modificare la storia. Ad esempio, alcune malattie delle piante sono state in grado di determinare drammatiche carestie, con conseguenti massicce migrazioni (ruggini del grano e peronospora della patata); oppure sono state all’origine di gravi malattie umane (ergotismo, malattia dell’uomo causata dalle tossine prodotte da un fungo fitopatogeno). Senza dimenticare anche le diverse malattie trasmesse dagli insetti che in passato hanno causato varie epidemie, come quella del tifo petecchiale che uccise circa 3.000.000 di persone in Russia tra il 1917 e il 1920.
Lo sviluppo e la diffusione degli insetticidi ha dato un grosso contributo al controllo delle malattie trasmesse dagli insetti. Ad esempio, le epidemie di tifo e di malaria durante la Seconda guerra mondiale sono state controllate con il DDT (1,1,1-tricloro-2,2-bis(p-clorofenil) etano). Esso ha consentito di debellare la malaria in varie zone del mondo, come in Europa e in Nord America, nonché di sopravvivere alla fame in paesi sottosviluppati grazie al suo impiego nelle pratiche agricole.
Cosa sono i prodotti fitosanitari
I fitosanitari, volgarmente chiamati pesticidi (traduzione del termine inglese pesticides) sono composti naturali o di sintesi, utilizzati per prevenire, distruggere, repellere o mitigare i parassiti (specie considerate dannose per l’uomo come gli insetti, i roditori, i funghi, i microrganismi e le erbe infestanti).
I prodotti fitosanitari possono essere destinati ad un uso professionale, come per esempio per il trattamento di colture agrarie e per quello delle derrate alimentari, o per uso non professionale come quelli destinati al trattamento di piante ornamentali per uso domestico.
In base all'attività che svolgono e alle modalità di azione si suddividono in diverse categorie: erbicidi, fungicidi, insetticidi, acaricidi, nematocidi, fitoregolatori e repellenti.
Un prodotto fitosanitario è composto normalmente da quattro elementi: sostanza attiva, coadiuvante, coformulante e sinergizzante. Le sostanze attive possono essere sostanze chimiche oppure microrganismi, inclusi i virus, che permettono al prodotto di svolgere la sua azione; i coadiuvanti sono sostanze che influiscono positivamente sull'efficacia delle sostanze attive e ne migliorano la distribuzione; i coformulanti sono sostanze inerti, diluenti, ecc.; ed infine i sinergizzanti che aumentano la potenzialità della sostanza attiva.
Tutti i prodotti fitosanitari per poter essere immessi in commercio e utilizzati devono essere prima autorizzati. Una corposa legislazione UE disciplina la commercializzazione e l’utilizzo dei prodotti fitosanitari e dei loro residui negli alimenti. Nei prossimi due post parleremo proprio della valutazione tossicologica dei fitosanitari e dei limiti massimi di residuo (LMR), ossia della quantità massima di un fitofarmaco legalmente consentita in un alimento.
https://www.iss.it/cnsc-fitosanitari