II Tossicologia, una scienza in evoluzione: esposizione e caratterizzazione del rischio
Con questo post ritorniamo a parlare della valutazione del rischio che, come abbiamo già visto, deve tener conto della potenza intrinseca della sostanza in esame (pericolo), rapportata al livello di esposizione della popolazione d’interesse. L’integrazione poi dei dati di identificazione/caratterizzazione del pericolo e di valutazione dell'esposizione permetterà agli enti regolatori di produrre una stima della probabilità di osservare l’effetto tossico nella popolazione.
Valutazione dell’esposizione
La valutazione dell’esposizione rappresenta una tappa fondamentale nella valutazione del rischio in quanto in assenza di esposizione non vi è alcun rischio.
Questa fase rappresenta senza dubbio un momento delicato del processo della valutazione del rischio. Il tossicologo deve tener conto di diversi i fattori che possono modulare l’esposizione come la durata, la frequenza, la via e la velocità di assorbimento, il polimorfismo genetico e i fattori ambientali. Inoltre, va ricordato che la disponibilità di dati e informazioni relativi all’esposizione è spesso limitata. In questi casi quando non si hanno informazioni derivati dal monitoraggio biologico o da misurazioni di esposizione, si ricorre a calcoli probabilistici per ottenere una stima plausibile di esposizione nella popolazione.
Durante la valutazione del livello di esposizione, vanno considerate sia l’esposizione esterna che quella interna. Per valutare il livello di esposizione esterna bisogna capire a quale concentrazione una data sostanza è presente nei vari comparti ambientali, nella dieta, nell’aria e negli ambienti lavorativi. Inoltre, vanno studiate le principali vie di esposizione (orale, inalatoria e cutanea) e in quali situazioni (lavoro, alimentazione, ambiente, stile di vita ecc.).
Per valutare invece il livello di esposizione interna bisogna determinare la concentrazione della sostanza e/o dei suoi prodotti di trasformazione nei vari distretti corporei e nel sito di azione, e naturalmente il destino della sostanza all’interno dell’organismo.
Caratterizzazione del rischio
La caratterizzazione del rischio è la fase finale della valutazione del rischio e consiste nel confrontare le informazioni ricavate dall’identificazione e caratterizzazione del pericolo con quelle sull’entità dell’esposizione umana al fine di produrre una stima della probabilità di osservare un effetto tossico nella popolazione. Comprende i risultati della valutazione del rischio sotto forma di stime e di descrizioni qualitative e quantitative sul rischio e sulle condizioni in cui può verificarsi fornendo le migliori prove scientifiche disponibili a supporto del rischio di effetti avversi che possono emergere al superamento delle soglie (dosi) definite sicure dagli esperti tossicologici che compongono i vari comitati scientifici attivi nelle varie agenzie internazionali.
Se richiesto dal gestore del rischio, il legislatore, il valutatore del rischio può anche fornire informazioni su una serie di possibili decisioni per garantire la sicurezza dei consumatori. Insieme alle stime del rischio, devono essere chiare le incertezze, la casualità e la variabilità, nonché la loro differenziazione, poiché queste caratteristiche influenzeranno il livello di fiducia delle stime del rischio e possono influenzare le decisioni della gestione del rischio.
È evidente che la semplice identificazione e caratterizzazione del pericolo senza una valutazione dell’esposizione all’agente chimico sia esso naturale o sintetico, non permette di procedere alla gestione appropriata del rischio dell’agente in esame. Si possono prendere decisioni operative (ad esempio la definizione di limiti) o adozioni di adeguate misure solo con una valutazione del rischio completa delle sue 4 fasi descritte in I Tossicologia, una scienza in evoluzione: identificazione e caratterizzazione del pericolo.
È sulla base di considerazioni quantitative (la potenza confrontata con l’esposizione), che agenti inseriti nella categoria di pericolo più severa nelle classificazioni IARC, come per esempio amianto, fumo di sigaretta, radiazioni solari, carne lavorata, bevande alcoliche (cancerogeni - gruppo 1), vengono gestiti diversamente e nel modo più opportuno.
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