
Il sistema endocrino e le sue interferenze: dalla salute alle normative industriali
Di Giorgio Repossi
Il sistema endocrino rappresenta una delle reti di regolazione più complesse e affascinanti dell’organismo umano. Attraverso il rilascio di ormoni, molecole messaggere attive anche a concentrazioni minime, esso coordina una vasta gamma di funzioni fisiologiche fondamentali, come la crescita, il metabolismo, la riproduzione, la maturazione sessuale, la risposta allo stress e persino la modulazione delle emozioni. Il controllo di questa attività ormonale si concentra nel cervello, grazie all’azione dell’ipotalamo e dell’ipofisi. Queste strutture cerebrali orchestrano la produzione ormonale periferica rispondendo a stimoli interni ed esterni, e trasmettendo segnali precisi alle ghiandole endocrine. Gli ormoni, che si dividono principalmente in peptidici e steroidei, svolgono i loro effetti su organi e tessuti bersaglio mantenendo l’equilibrio interno, noto come omeostasi. Quando questo equilibrio viene alterato, anche lievemente, possono insorgere disfunzioni importanti, con conseguenze che spaziano dalla fertilità alla salute metabolica e neurologica.
In questo contesto si inserisce il tema degli interferenti endocrini. Queste sono sostanze chimiche presenti sia in natura sia in prodotti di sintesi, capaci di interferire con il sistema ormonale, mimandone o bloccandone l’azione, o ancora alterando la produzione, il trasporto e il metabolismo degli ormoni stessi. La loro presenza è ormai documentata in moltissimi articoli anche di uso quotidiano: dalle plastiche alimentari ai cosmetici, dai pesticidi ai prodotti per la casa, fino ai residui industriali e ai contaminanti ambientali persistenti. Anche alcuni composti naturali, come i fitoestrogeni contenuti nei legumi, le micotossine prodotte da funghi e metalli pesanti come arsenico e mercurio, possono agire come interferenti endocrini. L’esposizione a queste sostanze è spesso continua e combinata, e può iniziare sin dalle primissime fasi della vita. Gli effetti sulla salute sono molteplici: disturbi dello sviluppo sessuale e neurologico, infertilità, disfunzioni tiroidee, aumento del rischio di obesità e diabete, alterazioni del metabolismo osseo, fino all’insorgenza di tumori ormono-dipendenti come quello al seno e alla prostata. Le fasi sensibili della vita, come la gravidanza, l’infanzia e la pubertà, risultano particolarmente vulnerabili, poiché l’azione degli ormoni è determinante per lo sviluppo dell’individuo.
Alla luce di queste evidenze, l’Unione Europea ha avviato un processo di revisione e rafforzamento del quadro normativo. Il Regolamento CLP ha introdotto categorie di pericolo dedicate agli interferenti endocrini, distinguendo tra sostanze con evidenze scientifiche consolidate e quelle sospette. Questo comporta una classificazione più severa, l’obbligo di etichettatura specifica e un aggiornamento puntuale delle schede di sicurezza. Parallelamente, il Regolamento REACH prevede l’inserimento di tali sostanze nella lista delle “sostanze estremamente preoccupanti” (SVHC), con conseguente futuro obbligo di autorizzazione o restrizione per produzione, uso e commercializzazione.
Per l’industria chimica e manifatturiera, queste misure rappresentano un’importante sfida, che richiede l’adeguamento a nuovi standard, investimenti in ricerca e l’identificazione di alternative più sicure. Tuttavia, si tratta anche di un’opportunità per promuovere l’innovazione verso materiali sostenibili, contribuendo alla tutela della salute pubblica e alla riduzione dell’esposizione collettiva a sostanze pericolose. Un passo necessario nella direzione di un’economia più sicura e responsabile.