Insetticidi: efficacia, benefici e potenziali rischi.
L’uomo ha da sempre cercato di eliminare o ridurre i parassiti che minacciano costantemente la propria salute e fonti di cibo. A questo scopo lo sviluppo degli insetticidi è stato fondamentale. Due sono i principali vantaggi che derivano dal loro utilizzo. Da un lato una la possibilità di prevenire la trasmissione di malattie come la malaria, il tifo, la malattia del sonno, la febbre gialla e altre trasmesse dagli insetti, e dall’altro di assicurare la sopravvivenza di un ragguardevole numero di individui per merito di una sufficiente produzione agricola atta a fronteggiare l'aumento della popolazione mondiale. In questo post parleremo proprio degli insetticidi, della loro importanza nella salvaguardia della salute pubblica ma anche della loro sicurezza e della valutazione di un loro impiego sicuro nella nostra vita quotidiana e in agricultura.
La storia degli insetticidi: un esempio il DDT.
Gli insetticidi sono composti naturali o di sintesi utilizzati per eliminare gli insetti dannosi per l’uomo. Sebbene la maggior parte degli insetticidi (organoclorurati, organofosforici, carbammati) siano stati sviluppati tra il 1935 e il 1950, la conoscenza e l’utilizzo di alcune sostanze, quali lo zolfo (il riscontro più antico è di Omero nel 1000 a.C. con Ulisse che brucia lo zolfo), il piretro (Chrysanthemum cinerariaefolium), il rotenone (Derris eliptica), le foglie di tabacco (Nicotiana tabacum) risale all’antichità.
Lo sviluppo e la diffusione degli insetticidi ha dato un grosso contributo, particolarmente in passato, al controllo di diverse malattie trasmesse dagli insetti. Ricordiamo le varie epidemie di tifo e di malaria durante la Seconda guerra mondiale controllate con il DDT (1,1,1-tricloro-2,2-bis(p-clorofenil) etano). Esso fu sintetizzato per la prima volta nel 1873 dal chimico austriaco Othmar Zeidler, anche se la sua scoperta va attribuita al chimico svizzero Paul Hermann Müller che ne individuo le capacità insetticide.
Il DDT è senz’altro l’insetticida più efficace, più conosciuto e più discusso di tutti i tempi. Questo non soltanto per aver consentito di debellare la malaria in varie zone del mondo, come in Europa e Nord America, ma anche di aver permesso in zone sottosviluppate, dove per altro è usato tutt’ora, di sopravvivere anche alla fame per il suo utilizzo nelle pratiche agricole. ll suo uso massiccio e le sue note proprietà di accumularsi nel comparto ambientale e nei tessuti ricchi di lipidi ha condotto le Autorità di alcuni paesi a bandirne l’uso poiché il DDT è stato imputato produrre effetti dannosi per le forme di vita anfibie, specialmente negli stati larvali, inoltre di accumularsi nei pesci e in altre specie acquatiche.
Nei confronti degli esseri umani Il DDT non risulta essere tossico e non è stata scoperta alcuna proprietà cancerogena. Nel 1962 la scrittrice americana Rachel Carson pubblicò “Primavera silenziosa”, un libro che denunciava i danni della persistenza del DDT nell’ambiente. Il risultato fu che nel decennio successivo il DDT venne bandito in diverse nazioni. Negli anni successivi anche l’impiego di altri insetticidi organoclorurati fu progressivamente revocato. Sebbene oggi siano poco usati, e per l’elevato potere di bioaccumulo (accumulo nell’organismo) e persistenza sono tutt’ora presenti nell’ambiente e nel tessuto adiposo.
Sebbene nell’Unione europea, il DDT è etichettato con la frase di rischio R40 «Possibilità di effetti cancerogeni» e l’Agenzia Internazionale per il Cancro, IARC, lo abbia inserito nella categoria 2B, vale a dire «possibile cancerogeno», in base alle valutazioni del pericolo intrinseco, basate su esperimenti condotti nei roditori nel corso del 2006, l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato che il DDT, se usato correttamente, non comporterebbe rischi per la salute umana e che l’insetticida dovrebbe comparire accanto alle zanzariere e ai medicinali come strumento di lotta alla malaria.
Insetticidi: valutazione tossicologica
La preoccupazione in relazione alla potenziale tossicità degli insetticidi risiede nel fatto che anche organismi non bersaglio, quali insetti utili, animali domestici e l’uomo stesso, possono essere esposti a questi composti. Grazie allo sviluppo di nuove tecniche e tecnologie, investimenti in ricerca, disciplinari di produzione, e una revisione fin troppo severa dei composti usati in passato, la popolazione in generale è esposta a dosi sicure di insetticidi, ad eccezione di episodiche intossicazioni acute in seguito ad ingestioni accidentali o intenzionali o all’esposizione occupazionale.
Allo scopo di proteggere sia la salute umana e animale, sia l’ambiente, tutti gli agrofarmaci (volgarmente: pesticidi), insetticidi compresi, sono disciplinati da un quadro legislativo europeo rigoroso che stabilisce norme severe sull’autorizzazione, sull’immissione sul mercato e sulle restrizioni sanitarie riguardanti il loro impiego. I prodotti fitosanitari non possono essere commercializzati o utilizzati se non prima autorizzati, con rigide istruzioni per ciascuna coltivazione, dall’Unione Europea e dalle autorità sanitarie dei singoli paesi. Il processo di autorizzazione richiede un’ampia serie di studi relativi alla sicurezza della salute dell’uomo (valutazione dell’esposizione sia nell’intera popolazione sia negli individui esposti professionalmente) e studi sulla valutazione del rischio ambientale in termini di immissione, mobilità, distribuzione, esposizione ed assunzione, effetti sugli organismi e risposta dell’ecosistema.
Analogamente, la commercializzazione di tutti i prodotti che vantano un’azione insetticida è preceduta da una attenta valutazione, affinché il loro impiego sia sicuro. Solo facendo riferimento ad utilizzare secondo le regole dettate per ogni prodotto autorizzato dai Ministeri incaricati il consumatore ha la garanzia dell’efficacia del prodotto ed è anche tutelato per quanto riguarda la salute.
http://www.salute.gov.it/portale/salute/
https://www.cdc.gov/parasites/malaria
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN