L’uomo, il cibo e la sicurezza alimentare: dalla preistoria all’età antica
Durante tutta l’evoluzione della specie, l’uomo, per ragioni di sopravvivenza, è stato onnivoro. Gli ominidi (i nostri più lontani cugini ed antenati), nati nella foresta umida africana, si diffusero dall’Africa a tutto il resto del pianeta grazie ad un’estrema adattabilità alimentare, incontrando differenti ecosistemi.
L’alimentazione nella preistoria
L’uomo ha da sempre fatto di necessità virtù: il Paleolitico si alimentava solo con quello che la terra dava spontaneamente o di quello che l’uomo riusciva a procurarsi. Per diversi milioni di anni la nutrizione era basata esclusivamente sulla caccia, sulla pesca e sulla raccolta dei prodotti spontanei del mondo vegetale (radici, frutti, bacche, tuberi) e delle uova di uccelli.
Dalle origini sino all'inizio del Neolitico, l'uomo era prevalentemente un cacciatore, come testimoniato dai rapporti tra gli isotopi del carbonio e dell’azoto nel collagene delle ossa e della dentina degli uomini di Neanderthal compatibile con un consumo di grosse quantità di carne nella dieta.
A partire dal Neolitico, l’uomo, da cacciatore/coltivatore nomade, diventò progressivamente più sedentario. La rivoluzione neolitica, che fu la prima rivoluzione agricola, porterà l’uomo a vivere i primi cambiamenti alimentari della sua storia. Con l’addomesticamento degli animali e la scoperta dell’agricoltura incomincerà a nutrirsi di cereali e carni che egli stesso coltivava e allevava.
Inoltre, con la scoperta della terracotta anche la preparazione degli alimenti si modifica e dopo poco l’uomo impara a bollire gli alimenti in acqua. I cibi bolliti, così come quelli arrostiti diventarono non solo più saporiti e più teneri ma anche più digeribili e naturalmente più igienici a causa dell’abbattimento della carica batterica.
La longevità nell’uomo preistorico
I nostri antenati nel Paleolitico e Neolitico vivevano poco e male in un mondo “naturale”. Era proprio la mancanza delle sostanze chimiche di sintesi come disinfettanti, conservanti, antibiotici, farmaci e naturalmente la mancanza di cibo dovuta agli insetti dannosi e alle male erbe infestanti a mietere vittime. Basandosi sui reperti ossei, l’aspettativa di vita alla nascita era intorno ai 18 anni. Superati però i primi anni e le fasi più suscettibili a malattie infettive e parassitarie, fame e calamità naturali, la speranza di vita aumentava ai 37 anni.
L’alimentazione nell’età antica
Passando dalla preistoria all’età antica, le fonti archeologiche e quelle storiche confermano l’importanza dell’agricoltura nelle varie civiltà a partire da quella egizia, greca e romana.
Dalle numerose pitture murali, dai geroglifici, e dai vari reperti ritrovati nelle tombe e nelle necropoli, si può facilmente capire che gli Egizi ebbero a loro disposizione un ampio ventaglio alimentare grazie soprattutto al Nilo, il fiume che con le sue piene regolari depositava il prezioso limo e consentiva così la coltivazione di molte varietà di piante e l’allevamento di diversi tipi di bestiame. Coltivavano abbondantemente le lenticchie, l’aglio, la cipolla, i porri, i meloni, vari tipi d’insalate, i fichi e le mele.
I cereali più coltivati invece erano essenzialmente tre: il farro, un tipo di frumento e l’orzo che venivano macinati e impiegati anche nella preparazione del pane e della birra, abbondantemente consumata dagli egizi.
Anche nella civiltà greca e romana i cereali e gli ortaggi erano ampiamente utilizzati. Quanto al bere invece a differenza degli Egizi, sia i Greci e in particolar modo i Romani erano forti consumatori di vino. I Romani di alto rango lo sorseggiavano in calici di piombo, metallo con elevata tossicità, soprattutto a livello del sistema nervoso. Inoltre, di piombo erano anche le tubature della rete fognaria nell’antica Roma. Per alcuni storici l’elevata esposizione al piombo potrebbe aver contribuito alla caduta dell’Impero Romano.
Le civiltà antiche consumavano tanto anche la carne. Gli allevatori conoscevano bene le tecniche di miglioramento degli animali da macello, praticavano la castrazione e gli incroci di razze diverse. Già molto prima della “rivoluzione biotecnologica” si conoscevano quindi gli organismi geneticamente modificati: le piante coltivate che noi conosciamo e gli animali di allevamento sono oggi molto diversi proprio a seguito di selezioni e incroci apportate dalla natura stessa o dall’uomo, che volutamente e inevitabilmente ne hanno modificato il patrimonio genetico. Lo stesso processo viene fatto oggi in laboratorio, quindi possiamo definire quella del passato come un’ingegneria genetica molto più vasta e incontrollata.
La longevità nell’antichità
Come accadeva nella preistoria, anche nell’antichità l’aspettativa di vita alla nascita era bassa, circa 25 anni. Di fatti, la longevità umana è aumentata sensibilmente negli ultimi decenni con un uso controllato della chimica piuttosto che durante i progressi evolutivi naturali verificatosi nel corso di molti secoli.
Nei post successivi ritorneremo a parlare dell’evoluzione alimentare dal medioevo all’età contemporanea e soprattutto dell’importanza dell’uso sicuro della chimica nel campo della sicurezza alimentare.