Medioevo: quando si mangiava “naturale” e la vita media arrivava a 45 anni
Con questo post continuiamo il viaggio alla scoperta dell’evoluzione alimentare dell’uomo. Oggi parliamo della dieta e della sicurezza alimentare nell’età medioevale.
L’alimentazione nel medioevo
L’alimento base nel medioevo erano i cereali, consumati specialmente sotto forma di pane, elemento rilevante dell’alimentazione medievale con una razione giornaliera che si aggirava tra i 500 grammi e un chilo. La carne invece era considerata un alimento privilegiato, pertanto presente in quantità maggiore sulle tavole dei ricchi e dei nobili. Per le classi meno abbienti l’apporto proteico derivava prevalentemente da uova e legumi.
Nel medioevo, specialmente i ricchi usavano molto le spezie provenienti dall’Oriente (pepe, zenzero, cumino, noce moscata, cannella, zafferano) mentre le comuni erbe aromatiche, come salvia, prezzemolo, finocchio, menta, aneto e senape nera venivano regolarmente usate in cucina anche dalle classi meno abbienti in quanto coltivate in tutta Europa. Esse venivano spesso utilizzate per togliere gusti e odori sgradevoli ai cibi naturalmente mal conservati.
Durante l’età medievale, in mancanza di conservanti che rallentano la crescita di microbi e di antiossidanti che prevengono i fenomeni di irrancidimento, gli alimenti andavano facilmente incontro ad un deterioramento qualitativo con gravi conseguenze per la salute. Anche se ancor prima del medioevo gli alimenti deperibili venivano messi sotto sale, in salamoia, essiccati oppure affumicati, è solo l’utilizzo degli additivi alimentari, di sintesi chimica, che ha consentito e consente di rispondere a precise esigenze sanitarie e commerciali nel rispetto della salute del consumatore.
Malnutrizione e avitaminosi
Nel medioevo l’aspettativa di vita alla nascita era bassa, condizionata soprattutto dalla mortalità infantile. Una volta superate le fasi più critiche dello sviluppo e le più suscettibili a malattie di tipo batterico, guerra e fame, la vita media era di 45 anni, cioè la metà dell’aspettativa di vita attuale.
A quei tempi anche quando l’alimentazione era sufficiente come apporto calorico risultava abbastanza squilibrata con poche vitamine e con troppi carboidrati, portando a frequente malnutrizione negli individui. Malnutrizione che a sua volta era causa di molte malattie, legate specialmente all’avitaminosi, come il glaucoma, lo scorbuto e il rachitismo infantile per carenza di vitamina C.
Il medioevo è stato funestato da pesanti carestie associate alle difficoltà negli approvvigionamenti create dal modesto raccolto in agricoltura e pastorizia ridotta. Allora come oggi, i raccolti erano minati dai parassiti e dalle erbe infestanti.
Allo scopo di contrastarne la presenza nefasta per l’abbondanza del raccolto anche in quei tempi venivano utilizzati insetticidi, fungicidi ed erbicidi naturali come ad esempio era evento comune l’impiego di ceneri, sale marino, decotti di elleboro, giusquiamo (molto più tossici dei famigerati neonicotinoidi). Sono tutti prodotti naturali, così come quelli usati nei secoli a venire: solfato di rame, sali di cobalto, di mercurio, sali arsenicali, calce ed estratti di tabacco. Oggi sappiamo, in base alla valutazione tossicologica delle molecole chimiche di sintesi ad uso agricolo, che la naturalità è tutto tranne che garanzia di innocuità.
Ergotismo: intossicazione alimentare
Come accennato i cereali erano molto consumati ma non di rado il loro consumo era causa di tremende epidemie come quelle di ergotismo provocate dall'ingestione di farina di segale contaminata dalla Claviceps purpurea, fungo conosciuto anche con il nome francese di ergot (sperone), da cui la sua denominazione. Attualmente, grazie ai severi controlli effettuati sui cereali destinati al consumo umano non ci sono più casi di questa particolare intossicazione alimentare.
La tossicità è dovuta ad alcuni alcaloidi presenti nel fungo i quali essendo vasocostrittori compromettono la circolazione. Inoltre, interagiscono con il sistema nervoso centrale. Di fatti l’ergotismo può manifestarsi in due forme differenti: convulsiva o neurologica e gangrenosa.
La forma neurologica è caratterizzata da convulsioni, spasmi, allucinazioni, manie e psicosi. Gli effetti psichedelici sono da attribuire ad alcuni alcaloidi contenuti nel fungo, in particolare dell'acido lisergico (il composto di sintesi, suo derivato, è la dietilamide dell'acido lisergico - LSD). Come narrato dai cronisti medievali l’ingestione della segale contaminata dal fungo era responsabile di molte follie e possessioni collettive che venivano spesso associate alle forze maligne e alla stregoneria.
La forma gangrenosa di ergotismo è caratterizzata da una vasocostrizione che, nei casi più gravi, può portare alla gangrena di mani e piedi. Proprio grazie alla loro attività di vasocostrizione furono poi usati in medicina, naturalmente nella giusta dose, perché come insegnava il padre della Tossicologia, Paracelso, «Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto».