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Il Blog della Società Italiana di Tossicologia (SITOX) è dedicato sia ai Soci della Società che ai cittadini tutti, indipendentemente dal grado di competenza nelle materie tecnico-scientifiche. In questo blog si ritroveranno informazioni aggiornate, indipendenti e certificate relative a stili di vita, alimentazione, ambiente, ed impatto sulla salute della popolazione delle sostanze a cui è esposta.

Tutti i contenuti pubblicati sono frutto della collaborazione dei membri del gruppo Comunicazione della SITOX con Esperti selezionati in base alla tematica da affrontare.

23 aprile 2025 - Ambiente e salute
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Neurotossicologia dell’era digitale

di Rossella Gemma

La tossicologia moderna si confronta con sfide sempre più complesse, che vanno oltre le esposizioni chimiche tradizionali. In un mondo in cui i bambini entrano in contatto con la tecnologia digitale sin dai primi anni di vita, si affaccia una nuova questione: gli ambienti digitali, in quanto fonte di stimoli continui e prolungati, possono costituire una forma di esposizione tossicologica per il cervello in sviluppo?
L’uso quotidiano di smartphone, tablet e altri dispositivi elettronici ha modificato radicalmente la routine di bambini e adolescenti. Si tratta di una vera e propria esposizione ambientale, che avviene in una fase particolarmente delicata dello sviluppo neurocognitivo. Il cervello in età evolutiva è infatti caratterizzato da elevata plasticità, ma anche da una maggiore vulnerabilità a stimoli esterni prolungati o disfunzionali. È in questo contesto che la neurotossicologia è chiamata ad aggiornare i propri strumenti concettuali e metodologici.

 

Uno dei primi aspetti emersi, riguarda l’esposizione alla luce blu, emessa in particolare dagli schermi a LED. Questa luce può interferire con la produzione di melatonina, alterando il ritmo sonno-veglia. Nei bambini, il sonno profondo ha un ruolo cruciale nei processi di consolidamento della memoria, regolazione emotiva e maturazione sinaptica. Studi recenti ipotizzano che una compromissione cronica del ritmo circadiano possa generare effetti neurocomportamentali misurabili, associati anche a marker biologici di stress ossidativo e infiammazione sistemica: due parametri ben noti alla tossicologia.
Ma non è solo la luce ad agire. L’interazione con gli ambienti digitali coinvolge anche il sistema dopaminergico, responsabile della gratificazione e della motivazione. Giochi elettronici, social media e contenuti digitali stimolano in modo costante i circuiti della ricompensa, generando un’iperattivazione dopaminergica simile a quella osservata nelle dipendenze comportamentali. Nei soggetti in età evolutiva, questo può portare a modificazioni dell’umore, difficoltà di autoregolazione e perdita di interesse per stimoli non digitali, come l’apprendimento scolastico o l’interazione sociale diretta.

 

Tali alterazioni non sono necessariamente patologiche, ma possono rappresentare early warning signals di un’esposizione tossicologica sottosoglia: una situazione in cui il danno non è ancora clinicamente manifesto, ma l’omeostasi neurofisiologica è già in fase di compensazione. In questo senso, si delinea un modello tossicologico non convenzionale, in cui l’agente tossico non è una sostanza, ma una combinazione di stimoli comportamentali, cognitivi e sensoriali ripetuti.
Il concetto di tecnostress, spesso associato al mondo degli adulti, trova oggi riscontro anche nei più giovani. Nei bambini, si manifesta con irritabilità, insonnia, difficoltà di attenzione e sintomi ansioso-depressivi. I meccanismi di base sembrano coinvolgere l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), con un’alterazione del cortisolo e una maggiore vulnerabilità allo stress psicosociale. Anche in questo caso, l’analisi dei biomarcatori endocrini e infiammatori può fornire strumenti utili alla valutazione tossicologica dell’esposizione digitale cronica.

 

Un’altra frontiera poco esplorata riguarda le interazioni tra esposizioni. Esiste la possibilità che l’ambiente digitale agisca come “modificatore di effetto” per altre neurotossine ambientali, come metalli pesanti, ftalati o pesticidi. Un sistema nervoso cronicamente esposto a stimoli digitali potrebbe rispondere in modo amplificato o alterato a contaminanti chimici classici, aprendo così un nuovo campo di studio per la tossicologia dello sviluppo.

 


Per i tossicologi, l’era digitale rappresenta quindi una doppia sfida. Da un lato, è necessario riconoscere e classificare le nuove forme di esposizione che non rientrano nei paradigmi tradizionali. Dall’altro, occorre integrare modelli comportamentali, neurofisiologici e ambientali per valutare i potenziali effetti avversi sul lungo termine. La prevenzione gioca un ruolo centrale: educare le famiglie a un uso consapevole della tecnologia, promuovere una “dieta digitale” sostenibile e monitorare i sintomi precoci nei bambini è oggi parte integrante della missione della tossicologia preventiva.

 


Il cervello dei più piccoli è un terreno ancora in costruzione, e proprio per questo altamente sensibile alle influenze ambientali. Includere l’ambiente digitale tra i possibili fattori di rischio tossicologico non significa demonizzare la tecnologia, ma riconoscerne l’impatto sistemico, in particolare quando l’esposizione è precoce, intensa e non mediata da adeguate strategie educative. La tossicologia dell’infanzia, nel XXI secolo, non può prescindere da questa riflessione.

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