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Il Blog della Società Italiana di Tossicologia (SITOX) è dedicato sia ai Soci della Società che ai cittadini tutti, indipendentemente dal grado di competenza nelle materie tecnico-scientifiche. In questo blog si ritroveranno informazioni aggiornate, indipendenti e certificate relative a stili di vita, alimentazione, ambiente, ed impatto sulla salute della popolazione delle sostanze a cui è esposta.

Tutti i contenuti pubblicati sono frutto della collaborazione dei membri del gruppo Comunicazione della SITOX con Esperti selezionati in base alla tematica da affrontare.

1 luglio 2022 - Ambiente e salute
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Punture di api, bombi, vespe e calabroni: cosa fare?

Con questo post continuiamo a parlare delle punture estive e nello specifico delle punture di imenotteri ovvero api, bombi, vespe e calabroni. Il rischio di incorrere nelle punture di questi insetti è più elevato durante i mesi estivi. Il veleno che possono inoculare tramite i loro pungiglioni può scatenare nell’uomo reazioni localizzate da lievi a moderate così come reazioni sistemiche di tipo allergico fino allo shock anafilattico. In caso di incontro con questi insetti è necessario mantenere la calma e allontanarsi con molta cautela.

 

Punture di imenotteri: sintomi e reazioni

A seconda dell’ambiente di vita e dell’attività lavorativa si calcola che il 56-94 % della popolazione adulta sia stato punta da un imenottero (api, bombi, vespe, calabroni) almeno una volta nella vita e che l’allergia al loro veleno sia responsabile di circa il 20% dei casi totali di anafilassi letale (reazione allergica grave e pericolosa per la vita che può iniziare all'improvviso e peggiora molto rapidamente: può verificarsi dopo pochi secondi o minuti di esposizione).

Il veleno degli imenotteri è una complessa miscela di componenti in grado di scatenare nell’uomo reazioni di variabile gravità. Dal punto di vista clinico possiamo distinguere reazioni locali, reazioni sistemiche (reazioni che interessano tutto l’organismo) di tipo allergico e reazioni sistemiche tossiche.

Le prime sono reazioni cutanee localizzate e nella maggior parte dei casi consistono in prurito, arrossamento e gonfiore (pomfo) di estensione limitata che possono essere trattate con creme idratanti, detergenti o prodotti a base di cortisonici o antistaminici per ridurre, rispettivamente, gonfiori e prurito. In caso di allergia la reazione locale può essere di entità ragguardevole; la manifestazione cutanea può superare il 10 cm di diametro (contro i pochi di una “normale” reazione), con infiammazione che aumenta nell’arco di 24-48 ore e perdura per oltre 3 giorni.

Le reazioni sistemiche allergiche, che generalmente insorgono entro 5-60 minuti dalla puntura, oltre alla cute possono coinvolgere l’apparato digerente, respiratorio e cardiovascolare con una gravità variabile che può portare anche a morte in pochi minuti.  I sintomi comprendono orticaria generalizzata, dolori addominali, vomito, diarrea, gonfiore delle labbra e delle vie aeree superiori, difficoltà respiratoria e calo della pressione arteriosa con perdita di coscienza.

Le reazioni allergiche sono dovute alla produzione di anticorpi specifici verso il veleno (sensibilizzazione), una risposta ancestrale di difesa dell’organismo favorita da una predisposizione individuale, anche su base genetica. Sono frequenti anche casi di sensibilizzazione asintomatica, con riscontro di anticorpi specifici per il veleno di imenotteri in assenza di precedenti reazioni gravi. Nel 40% circa delle anafilassi fatali la storia clinica non evidenzia precedenti reazioni anafilattiche e in questi casi è ipotizzabile che il rischio sia almeno in parte determinato dalla condizione di sensibilizzazione asintomatica.

Le reazioni sistemiche tossiche si verificano invece generalmente dopo numerose punture contemporanee (da alcune decine ad alcune centinaia). Gli effetti tossici si manifestano in ore o giorni e consistono in danno muscolare esteso, disordini della coagulazione, danno epatico e insufficienza renale acuta.

 

Api, bombi, vespe e calabroni: cosa fare in caso di puntura?

In caso di puntura è molto importante intervenire velocemente. La prima azione è rimuovere nel più breve tempo possibile il pungiglione mediante una punta smussa o il bordo dell’unghia. A tal proposito, da tener presente le diverse caratteristiche del pungiglione delle api e delle vespe. Il pungiglione delle api è seghettato e rimane infisso con il sacco velenifero nella cute dell’aggredito. L’ape volando via si eviscera e muore; può quindi pungere una sola volta.  Le vespe invece, avendo un pungiglione liscio, possono estrarlo dalla vittima rimanendo indenni e quindi pungere più volte consecutivamente.

Le punture di api, bombi, vespe e calabroni provocano un dolore immediato e una reazione locale nella sede di inoculo. Se le reazioni locali sono lievi è consigliabile l’applicazione di ghiaccio o degli appositi stick dopo-puntura. In caso di reazione locale intensa e in presenza di altre manifestazioni avverse è necessario allertare immediatamente il soccorso sanitario o rivolgersi al più vicino presidio di emergenza per il trattamento adeguato.

Infine, tutti i soggetti consapevoli di essere allergici dovrebbero essere istruiti a saper riconoscere prontamente i sintomi dell’anafilassi e a saper utilizzare l’iniettore di adrenalina autosomministrabile. Quest’ultimo è un presidio salvavita ad azione rapidissima che il paziente allergico deve portare sempre con sé. Dopo la somministrazione dell’adrenalina è necessario comunque allertare i soccorsi o raggiungere immediatamente il pronto soccorso al fine di completare il trattamento e restare in osservazione per un determinato tempo.

Una volta risolto l’evento acuto e terminata l’osservazione ospedaliera, il medico prenderà in considerazione l’immunoterapia specifica, l’unica terapia in grado di proteggere il paziente da reazioni sistemiche dopo nuova puntura.

 

 

 

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