4 settembre 2019
⚠️ ALLERTA #FUNGHI, ESPERTI: ECCO COME VIVERE IL BOSCO CON PASSIONE E PRUDENZA ⚠️
𝗣𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗵𝗶 𝗦𝗜𝗧𝗢𝗫 (𝗦𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮 𝗱𝗶 𝗧𝗼𝘀𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮) 𝗲 𝗖𝗡𝗦𝗔𝗦 (𝗖𝗼𝗿𝗽𝗼 𝗡𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗦𝗼𝗰𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗔𝗹𝗽𝗶𝗻𝗼 𝗲 𝗦𝗽𝗲𝗹𝗲𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗼) 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗔𝗜 (𝗖𝗹𝘂𝗯 𝗔𝗹𝗽𝗶𝗻𝗼 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼) 𝗹𝗮𝗻𝗰𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗹’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝘁𝗮 𝗮𝗳𝗳𝗶𝗻𝗰𝗵𝗲́ 𝗹’𝗲𝗻𝘁𝘂𝘀𝗶𝗮𝘀𝗺𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗼𝗳𝗳𝘂𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗹𝗮 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗽𝗿𝘂𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮.
𝗦𝗲 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝘀𝗶 𝗱𝗶𝗴𝗶𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗮 “𝗳𝘂𝗻𝗴𝗶𝗮𝘁𝘁” (𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗵𝗶, 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗮𝗶𝗼𝗹𝗼) 𝘀𝘂 𝗾𝘂𝗮𝗹𝘀𝗶𝗮𝘀𝗶 𝗺𝗼𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝗲 𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗻𝗰𝗲𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲: 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗲𝗿𝘀𝗶, 𝗳𝗲𝗿𝗶𝘁𝗶 𝗲 𝗶𝗻𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗲 𝗳𝗮𝘁𝗮𝗹𝗶.
𝗘 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗯𝗼𝘀𝗰𝗼 𝘀𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗮𝘃𝗼𝗹𝗮, 𝗶𝗻𝘁𝗼𝘀𝘀𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗮𝘀𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗮𝘃𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗺𝗮𝘁𝗼 𝗹’𝗮𝗴𝗼𝗴𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗯𝗼𝘁𝘁𝗶𝗻𝗼. 𝗜𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮 𝗺𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗼𝗻𝗼 𝗲𝘀𝗮𝗴𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮𝗿𝗺𝗶𝘀𝗺𝗶: 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗼 𝗺𝗶𝘅 𝗱𝗶 𝗲𝗻𝘁𝘂𝘀𝗶𝗮𝘀𝗺𝗼 𝗲 𝗽𝗿𝘂𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘂𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗮𝘀𝘀𝗮𝗽𝗼𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶 𝗽𝗶𝗮𝗰𝗲𝗿𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗯𝗼𝘀𝗰𝗼 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗮𝘃𝗼𝗹𝗮.
𝗜 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗼𝗻𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗯𝗼𝘀𝗰𝗼
La ricerca dei funghi è una passione appagante che avvicina le persone all’ambiente naturale non
disdegnando altri aspetti, quelli culinari ad esempio, altrettanto gratificanti. Parlare di funghi significa parlare
di bosco, spesso di montagna e quindi di terreno difficoltoso; alcuni boschi assumono poi i requisiti propri
dell'ambiente ostile.
Un bosco impervio può sottoporre il cercatore a notevoli ostacoli di marcia considerando che, di regola, vengono abbandonati i sentieri più comodi per addentrarsi verso zone meno battute e più propizie alla raccolta.
Il CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; risorsa tecnica del Sistema Sanitario di Urgenza ed Emergenza 118) 𝗿𝗲𝗴𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗼, 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼
𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲, 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗲 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗮𝗶𝗮 𝗱’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗮𝗶𝗼𝗹𝗶 𝗶𝗻 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮̀; 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗻𝗮 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗹𝗲
𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲.
Spesso gli interventi di ricerca e soccorso si dimostrano particolarmente difficili a partire dall’individuazione precisa della zona dove la persona è dispersa. La scivolata va considerata come il pericolo maggiore; non di rado vengono soccorse persone colte da malore, presumibilmente generato da eccessivo affaticamento.
I consigli che si possono dare sono pochi, a volte apparentemente banali ma comunque importanti.
⭕️ Va evitato l’uso di stivali di gomma, anche su terreni ritenuti poco impegnativi, a favore di un buon paio di scarponi da montagna.
⭕️ Frequentemente i cercatori di funghi si muovono da soli per mantenere segreti i luoghi di raccolta; va ricordato però che, in mancanza di compagni, un piccolo incidente può determinare situazioni difficili da controllare; ad esempio, una banale frattura può irreparabilmente obbligare all'immobilità e alla conseguente impossibilità di chiamare soccorso. Utile può essere il cellulare anche se in zone montane e boscose sono ancora frequenti le aree “in ombra” senza campo. Buona regola da non trascurare consiste nel comunicare a familiari o conoscenti il luogo e il percorso che s'intende seguire,
non variarlo, e avvisare dell'avvenuto rientro. Solo così, in caso di mancato rientro dovuto a infortunio o
altro, ci sarà qualcuno che potrà dare l’allarme, attraverso il numero unico 112 (o 118), per attivare la ricerca
del disperso.
⭕️ Altra buona regola è l’ascolto attento del bollettino meteo, per evitare di dover fare i conti col maltempo, temporali soprattutto.
⭕️ E se mai ci si smarrisse? Si può perdere il sentiero ma non bisogna mai perdere la testa facendosi prendere dal panico: meglio tornare sui propri passi. In caso di necessità un piccolo
zaino ben organizzato sarà utile per far fronte a qualche imprevisto; un piccolo kit di pronto soccorso (cerotto, disinfettante, garza sterile e benda elastica), un coltello multiuso, un maglione, una giacca impermeabile e antivento, un telo termico (foglio leggero di materiale plastico alluminizzato), una pila frontale, cibo e soprattutto bevande di ristoro. Con poco peso sulle spalle si è in grado di risolvere molti problemi.
Così, con un po’ di consapevolezza, la raccolta dei funghi potrà essere semplicemente una ludica
(e gustosa) esperienza, libera da rischi eccessivi.
𝗜 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗼𝗻𝗼 𝗮 𝘁𝗮𝘃𝗼𝗹𝗮
Ogni anno migliaia di pazienti accedono nei Pronto Soccorso di tutta Italia con sintomi di intossicazione dopo aver consumato funghi.
Spesso si tratta di accessi di interi nuclei familiari o di intere tavolate di amici, tali da mettere in difficoltà l’organizzazione stessa degli ospedali.
I funghi consumati comprendono sia specie commestibili che velenose. Nel primo caso di tratta di intossicazioni causate dall’ingestione di quantità eccessive (in particolare di porcini crudi), di funghi non adeguatamente cotti (chiodini) o preparati
(laricini) oppure non in perfette condizioni.
Non deve stupire che i pazienti con sintomi conseguenti
all’ingestione di funghi commestibili possano arrivare a rappresentare quasi la metà della casistica annuale di
un centro antiveleni.
A preoccupare maggiormente sono tuttavia le intossicazioni causate dalla raccolta e dal consumo di funghi velenosi (centinaia di specie), che sono in grado di causare patologie gravi e talvolta letali.
E non bisogna commettere l’errore di pensare solo all’Amanita phalloides (il fungo mortale più noto).
❌ Per l’ingestione di moltissime specie velenose sono spesso necessari molti giorni di ricovero, anche quando non si arriva al trapianto di fegato, alla dialisi o alla morte.
Non si tratta di fare allarmismo, ma di cercare di arginare un fenomeno assurdo che porta le persone a rischiare la propria vita o quella dei propri familiari o amici solo per gustare un piatto di funghi.
E’ incredibile come, anche vomitanti in pronto soccorso e piegati dai dolori addominali, le persone dichiarino ancora al medico di essere “fungaioli esperti”.
Ovviamente il modo di consumare funghi in sicurezza esiste:
⭕️ raccogliere solo funghi di cui si è assolutamente certi della commestibilità e, nel dubbio, fare ispezionare il proprio raccolto presso gli ispettorati micologici presenti in ogni ASL;
⭕️ ricordare che non esistono metodi “casalinghi” per il
riconoscimento di un fungo velenoso (una falsa credenza riguarda l’utilizzo di aglio, argento o prezzemolo
che se anneriti o ingialliti dal contatto con il fungo rivelerebbero la sua tossicità);
⭕️ non fidarsi di un riconoscimento effettuato tramite un libro o addirittura una app (i funghi non sono fatti con lo stampino e
specie commestibili e velenose possono essere molto simili);
⭕️ non consumare funghi in quantità abbondanti o
in pasti ravvicinati. Inoltre donne in gravidanza, anziani e bambini piccoli dovrebbero astenersi dal consumo
di funghi raccolti non controllati: lavanda gastrica e trattamenti invasivi in queste categorie possono risultare
particolarmente rischiosi da effettuare.
⭕️ Indipendentemente dall’intensità, dalla durata e da quando si manifestano i sintomi (subito o dopo alcune
ore), se dopo aver mangiato funghi si sta male bisogna sempre recarsi al pronto soccorso, portando eventuali
avanzi del pasto.
❌ Cercare di gestire la situazione a casa, assumendo farmaci per ridurre vomito e diarrea, può voler dire rischiare la vita.
Insomma la parola d’ordine è PRUDENZA, nel bosco e poi a tavola.
Sarah Vecchio - SITOX (Società Italiana di Tossicologia - SITOX) e Commissione O. T. T. O Medica L.P.V. - CAI.
Elio Guastalli - CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; progetto SICURI in MONTAGNA).
𝗣𝗲𝗿 𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗵𝗶 𝗦𝗜𝗧𝗢𝗫 (𝗦𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮 𝗱𝗶 𝗧𝗼𝘀𝘀𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗮) 𝗲 𝗖𝗡𝗦𝗔𝗦 (𝗖𝗼𝗿𝗽𝗼 𝗡𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 𝗦𝗼𝗰𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗔𝗹𝗽𝗶𝗻𝗼 𝗲 𝗦𝗽𝗲𝗹𝗲𝗼𝗹𝗼𝗴𝗶𝗰𝗼) 𝗱𝗲𝗹 𝗖𝗔𝗜 (𝗖𝗹𝘂𝗯 𝗔𝗹𝗽𝗶𝗻𝗼 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗶𝗮𝗻𝗼) 𝗹𝗮𝗻𝗰𝗶𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗹’𝗮𝗹𝗹𝗲𝗿𝘁𝗮 𝗮𝗳𝗳𝗶𝗻𝗰𝗵𝗲́ 𝗹’𝗲𝗻𝘁𝘂𝘀𝗶𝗮𝘀𝗺𝗼 𝗻𝗼𝗻 𝗼𝗳𝗳𝘂𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗹𝗮 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗽𝗿𝘂𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮.
𝗦𝗲 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝘀𝗶 𝗱𝗶𝗴𝗶𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝗼𝗹𝗮 “𝗳𝘂𝗻𝗴𝗶𝗮𝘁𝘁” (𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗵𝗶, 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗮𝗶𝗼𝗹𝗼) 𝘀𝘂 𝗾𝘂𝗮𝗹𝘀𝗶𝗮𝘀𝗶 𝗺𝗼𝘁𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗰𝗲𝗿𝗰𝗮, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗮𝗽𝗽𝗮𝗿𝗲 𝗲̀ 𝘀𝗽𝗲𝘀𝘀𝗼 𝘀𝗰𝗼𝗻𝗰𝗲𝗿𝘁𝗮𝗻𝘁𝗲: 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗱𝗶𝘀𝗽𝗲𝗿𝘀𝗶, 𝗳𝗲𝗿𝗶𝘁𝗶 𝗲 𝗶𝗻𝗰𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮 𝘃𝗼𝗹𝘁𝗲 𝗳𝗮𝘁𝗮𝗹𝗶.
𝗘 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗯𝗼𝘀𝗰𝗼 𝘀𝗶 𝗮𝗴𝗴𝗶𝘂𝗻𝗴𝗼𝗻𝗼 𝗹𝗲 𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗮𝘃𝗼𝗹𝗮, 𝗶𝗻𝘁𝗼𝘀𝘀𝗶𝗰𝗮𝘁𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗵𝗶𝗲𝗱𝗼𝗻𝗼 𝗮𝘀𝘀𝗶𝘀𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗺𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗮𝘃𝗲𝗿 𝗰𝗼𝗻𝘀𝘂𝗺𝗮𝘁𝗼 𝗹’𝗮𝗴𝗼𝗴𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗯𝗼𝘁𝘁𝗶𝗻𝗼. 𝗜𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗯𝗹𝗲𝗺𝗮 𝗺𝗲𝗿𝗶𝘁𝗮 𝗹𝗮 𝗺𝗮𝘀𝘀𝗶𝗺𝗮 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗺𝗮 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗼𝗻𝗼 𝗲𝘀𝗮𝗴𝗲𝗿𝗮𝘁𝗶 𝗮𝗹𝗹𝗮𝗿𝗺𝗶𝘀𝗺𝗶: 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗴𝗶𝘂𝘀𝘁𝗼 𝗺𝗶𝘅 𝗱𝗶 𝗲𝗻𝘁𝘂𝘀𝗶𝗮𝘀𝗺𝗼 𝗲 𝗽𝗿𝘂𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗲̀ 𝗽𝗼𝘀𝘀𝗶𝗯𝗶𝗹𝗲 𝗮𝘁𝘁𝗲𝗻𝘂𝗮𝗿𝗲 𝗶 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗮𝘀𝘀𝗮𝗽𝗼𝗿𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗶 𝗽𝗶𝗮𝗰𝗲𝗿𝗶 𝗱𝗲𝗹 𝗯𝗼𝘀𝗰𝗼 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘁𝗮𝘃𝗼𝗹𝗮.
𝗜 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗼𝗻𝗼 𝗻𝗲𝗹 𝗯𝗼𝘀𝗰𝗼
La ricerca dei funghi è una passione appagante che avvicina le persone all’ambiente naturale non
disdegnando altri aspetti, quelli culinari ad esempio, altrettanto gratificanti. Parlare di funghi significa parlare
di bosco, spesso di montagna e quindi di terreno difficoltoso; alcuni boschi assumono poi i requisiti propri
dell'ambiente ostile.
Un bosco impervio può sottoporre il cercatore a notevoli ostacoli di marcia considerando che, di regola, vengono abbandonati i sentieri più comodi per addentrarsi verso zone meno battute e più propizie alla raccolta.
Il CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; risorsa tecnica del Sistema Sanitario di Urgenza ed Emergenza 118) 𝗿𝗲𝗴𝗶𝘀𝘁𝗿𝗮 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗼, 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗼 𝘁𝗲𝗿𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗶𝗼
𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲, 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗲 𝗰𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗮𝗶𝗮 𝗱’𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝘃𝗲𝗻𝘁𝗶 𝗮 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗳𝘂𝗻𝗴𝗮𝗶𝗼𝗹𝗶 𝗶𝗻 𝗱𝗶𝗳𝗳𝗶𝗰𝗼𝗹𝘁𝗮̀; 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝗰𝗶𝗻𝗮 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗹𝗲
𝘃𝗶𝘁𝘁𝗶𝗺𝗲.
Spesso gli interventi di ricerca e soccorso si dimostrano particolarmente difficili a partire dall’individuazione precisa della zona dove la persona è dispersa. La scivolata va considerata come il pericolo maggiore; non di rado vengono soccorse persone colte da malore, presumibilmente generato da eccessivo affaticamento.
I consigli che si possono dare sono pochi, a volte apparentemente banali ma comunque importanti.
⭕️ Va evitato l’uso di stivali di gomma, anche su terreni ritenuti poco impegnativi, a favore di un buon paio di scarponi da montagna.
⭕️ Frequentemente i cercatori di funghi si muovono da soli per mantenere segreti i luoghi di raccolta; va ricordato però che, in mancanza di compagni, un piccolo incidente può determinare situazioni difficili da controllare; ad esempio, una banale frattura può irreparabilmente obbligare all'immobilità e alla conseguente impossibilità di chiamare soccorso. Utile può essere il cellulare anche se in zone montane e boscose sono ancora frequenti le aree “in ombra” senza campo. Buona regola da non trascurare consiste nel comunicare a familiari o conoscenti il luogo e il percorso che s'intende seguire,
non variarlo, e avvisare dell'avvenuto rientro. Solo così, in caso di mancato rientro dovuto a infortunio o
altro, ci sarà qualcuno che potrà dare l’allarme, attraverso il numero unico 112 (o 118), per attivare la ricerca
del disperso.
⭕️ Altra buona regola è l’ascolto attento del bollettino meteo, per evitare di dover fare i conti col maltempo, temporali soprattutto.
⭕️ E se mai ci si smarrisse? Si può perdere il sentiero ma non bisogna mai perdere la testa facendosi prendere dal panico: meglio tornare sui propri passi. In caso di necessità un piccolo
zaino ben organizzato sarà utile per far fronte a qualche imprevisto; un piccolo kit di pronto soccorso (cerotto, disinfettante, garza sterile e benda elastica), un coltello multiuso, un maglione, una giacca impermeabile e antivento, un telo termico (foglio leggero di materiale plastico alluminizzato), una pila frontale, cibo e soprattutto bevande di ristoro. Con poco peso sulle spalle si è in grado di risolvere molti problemi.
Così, con un po’ di consapevolezza, la raccolta dei funghi potrà essere semplicemente una ludica
(e gustosa) esperienza, libera da rischi eccessivi.
𝗜 𝗿𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗶 𝗰𝗼𝗿𝗿𝗼𝗻𝗼 𝗮 𝘁𝗮𝘃𝗼𝗹𝗮
Ogni anno migliaia di pazienti accedono nei Pronto Soccorso di tutta Italia con sintomi di intossicazione dopo aver consumato funghi.
Spesso si tratta di accessi di interi nuclei familiari o di intere tavolate di amici, tali da mettere in difficoltà l’organizzazione stessa degli ospedali.
I funghi consumati comprendono sia specie commestibili che velenose. Nel primo caso di tratta di intossicazioni causate dall’ingestione di quantità eccessive (in particolare di porcini crudi), di funghi non adeguatamente cotti (chiodini) o preparati
(laricini) oppure non in perfette condizioni.
Non deve stupire che i pazienti con sintomi conseguenti
all’ingestione di funghi commestibili possano arrivare a rappresentare quasi la metà della casistica annuale di
un centro antiveleni.
A preoccupare maggiormente sono tuttavia le intossicazioni causate dalla raccolta e dal consumo di funghi velenosi (centinaia di specie), che sono in grado di causare patologie gravi e talvolta letali.
E non bisogna commettere l’errore di pensare solo all’Amanita phalloides (il fungo mortale più noto).
❌ Per l’ingestione di moltissime specie velenose sono spesso necessari molti giorni di ricovero, anche quando non si arriva al trapianto di fegato, alla dialisi o alla morte.
Non si tratta di fare allarmismo, ma di cercare di arginare un fenomeno assurdo che porta le persone a rischiare la propria vita o quella dei propri familiari o amici solo per gustare un piatto di funghi.
E’ incredibile come, anche vomitanti in pronto soccorso e piegati dai dolori addominali, le persone dichiarino ancora al medico di essere “fungaioli esperti”.
Ovviamente il modo di consumare funghi in sicurezza esiste:
⭕️ raccogliere solo funghi di cui si è assolutamente certi della commestibilità e, nel dubbio, fare ispezionare il proprio raccolto presso gli ispettorati micologici presenti in ogni ASL;
⭕️ ricordare che non esistono metodi “casalinghi” per il
riconoscimento di un fungo velenoso (una falsa credenza riguarda l’utilizzo di aglio, argento o prezzemolo
che se anneriti o ingialliti dal contatto con il fungo rivelerebbero la sua tossicità);
⭕️ non fidarsi di un riconoscimento effettuato tramite un libro o addirittura una app (i funghi non sono fatti con lo stampino e
specie commestibili e velenose possono essere molto simili);
⭕️ non consumare funghi in quantità abbondanti o
in pasti ravvicinati. Inoltre donne in gravidanza, anziani e bambini piccoli dovrebbero astenersi dal consumo
di funghi raccolti non controllati: lavanda gastrica e trattamenti invasivi in queste categorie possono risultare
particolarmente rischiosi da effettuare.
⭕️ Indipendentemente dall’intensità, dalla durata e da quando si manifestano i sintomi (subito o dopo alcune
ore), se dopo aver mangiato funghi si sta male bisogna sempre recarsi al pronto soccorso, portando eventuali
avanzi del pasto.
❌ Cercare di gestire la situazione a casa, assumendo farmaci per ridurre vomito e diarrea, può voler dire rischiare la vita.
Insomma la parola d’ordine è PRUDENZA, nel bosco e poi a tavola.
Sarah Vecchio - SITOX (Società Italiana di Tossicologia - SITOX) e Commissione O. T. T. O Medica L.P.V. - CAI.
Elio Guastalli - CNSAS (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico; progetto SICURI in MONTAGNA).