4 novembre 2016
QUANDO IL RISCHIO NON È REALMENTE UN PERICOLO.
Nonostante i nostri lettori dovrebbero aver compreso quale sia la differenza tra pericolo e rischio, “repetita iuvant”. Diciamo che questa differenza è l’elemento fondamentale nella valutazione della sicurezza. Infatti, un fenomeno (chimico, fisico, storico) può rappresentare un potenziale pericolo (cianuro, saetta, dittatore) soltanto se gli individui, la popolazione, vengono a contatto (esposti) con esso. In quel caso, il rischio che si possa paventare un effetto negativo si concretizza. Diciamo anche che è l'entità (la dose, la quantità) a determinare un effetto.
Con riferimento alla recentissima pubblicazione della European Food Safety Authority "The 2014 European Union Report on Pesticide Residues in Food", ENDORSED: 21 October 2016, che riporta come il 97,1 % degli 82.649 campioni analizzati in Europa nel 2014 erano privi di residui di ben 213 sostanze ad attività fitoiatrica o contenevano residui misurabili al di sotto dei limiti legali, si sottolinea come tali limiti siano molto lontani dai livelli già precauzionali dai quali sono derivati. Nel complesso, il 97,1 % dei campioni analizzati nell'ambito dei programmi nazionali di controllo rientra nei limiti legali; il 53,6 % dei campioni analizzati erano privi di residui quantificabili, mentre il 43,4 % dei campioni analizzati conteneva residui misurabili ma che non superavano le concentrazioni di residui consentiti dalla legge comunitaria. Un totale di 1,6 % dei campioni superavano i livelli massimi di residui (LMR) consentiti dalla legislazione comunitaria.
Sulla base di questi risultati, EFSA ha concluso che, in generale, la probabilità che ci possa essere un rischio per la salute (non per effetti tossici) per i cittadini europei esposti a breve termine ad alimenti contaminati da fitofarmaci è modesto. EFSA ha inoltre calcolato il rischio derivante da esposizione cronica, anche per tutta la vita, di un individuo esposto ai livelli di concentrazione misurati nelle decine di migliaia di campioni analizzati, appartenenti a 12 differenti prodotti (vegetali, frutta e carni). Per tutti i fitofarmaci del programma di monitoraggio coordinato dall'UE, l'esposizione a lungo termine è stata considerata un problema trascurabile o entro i livelli accettabili sul piano tossicologico (al di sotto della Dose Giornaliera Ammissibile). Questo significa che i residui di fitofarmaci analizzati, in base alle attuali conoscenze scientifiche, non sono passibili di rappresentare, anche ingeriti cronicamente, un rischio per la salute.
Nonostante i nostri lettori dovrebbero aver compreso quale sia la differenza tra pericolo e rischio, “repetita iuvant”. Diciamo che questa differenza è l’elemento fondamentale nella valutazione della sicurezza. Infatti, un fenomeno (chimico, fisico, storico) può rappresentare un potenziale pericolo (cianuro, saetta, dittatore) soltanto se gli individui, la popolazione, vengono a contatto (esposti) con esso. In quel caso, il rischio che si possa paventare un effetto negativo si concretizza. Diciamo anche che è l'entità (la dose, la quantità) a determinare un effetto.
Con riferimento alla recentissima pubblicazione della European Food Safety Authority "The 2014 European Union Report on Pesticide Residues in Food", ENDORSED: 21 October 2016, che riporta come il 97,1 % degli 82.649 campioni analizzati in Europa nel 2014 erano privi di residui di ben 213 sostanze ad attività fitoiatrica o contenevano residui misurabili al di sotto dei limiti legali, si sottolinea come tali limiti siano molto lontani dai livelli già precauzionali dai quali sono derivati. Nel complesso, il 97,1 % dei campioni analizzati nell'ambito dei programmi nazionali di controllo rientra nei limiti legali; il 53,6 % dei campioni analizzati erano privi di residui quantificabili, mentre il 43,4 % dei campioni analizzati conteneva residui misurabili ma che non superavano le concentrazioni di residui consentiti dalla legge comunitaria. Un totale di 1,6 % dei campioni superavano i livelli massimi di residui (LMR) consentiti dalla legislazione comunitaria.
Sulla base di questi risultati, EFSA ha concluso che, in generale, la probabilità che ci possa essere un rischio per la salute (non per effetti tossici) per i cittadini europei esposti a breve termine ad alimenti contaminati da fitofarmaci è modesto. EFSA ha inoltre calcolato il rischio derivante da esposizione cronica, anche per tutta la vita, di un individuo esposto ai livelli di concentrazione misurati nelle decine di migliaia di campioni analizzati, appartenenti a 12 differenti prodotti (vegetali, frutta e carni). Per tutti i fitofarmaci del programma di monitoraggio coordinato dall'UE, l'esposizione a lungo termine è stata considerata un problema trascurabile o entro i livelli accettabili sul piano tossicologico (al di sotto della Dose Giornaliera Ammissibile). Questo significa che i residui di fitofarmaci analizzati, in base alle attuali conoscenze scientifiche, non sono passibili di rappresentare, anche ingeriti cronicamente, un rischio per la salute.