1 agosto 2018
Recenti allarmi sono stati sollevati nei media sulla supposta cancerogenicità #talco. In particolare, ha avuto grande risonanza la recente sentenza di un tribunale statunitense che ha condannato la Johnson&Johnson a risarcire per alcuni miliardi di dollari 22 donne ammalate di cancro all’ovaio la cui causa è stata associata dal tribunale all’uso cosmetici in polvere contenenti talco, secondo il tribunale contaminato da amianto. La condanna si basa sulla combinazione di due conclusioni dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul #Cancro (#IARC) che ha ritenuto l’amianto un cancerogeno certo (Gruppo 1) per alcuni organi, fra cui l’ovaio e che aveva in precedenza ritenuto possibilmente cancerogeno (Gruppo 2B) per l’ovaio l’uso nella zona perineale di cosmetici in polvere contenenti del talco, senza specificare se o meno contaminato da #amianto.
Per quanto riguarda il tumore dell’ovaio e l’esposizione ad amianto, i dati epidemiologici su cui si basa la valutazione IARC indicano chiaramente che vi è un probabile modesto eccesso di rischio nella popolazione femminile esposta per inalazione a elevate concentrazioni per motivi lavorativi. Infatti, l’eccesso non si è osservato in popolazioni con esposizione ambientale o con bassa esposizione lavorativa.
I dati relativi all’esposizione a talco, e in particolare all’uso, da parte delle donne, nella zona perineale, di cosmetici in polvere contenenti del talco, sono ancora meno convincenti. Infatti, da una parte, IARC conclude che l’inalazione di talco non contenente asbesto o fibre asbestiformi non è classificabile per cancerogenicità; dall’altra, sulla base di 20 studi epidemiologici di cui uno studio di coorte e 19 studi caso-controllo, soltanto pochi davano indicazione di un modesto eccesso di rischio per #tumore dell’ovaio in donne che hanno fatto uso perineale di cosmetici in polvere contenenti talco. Pertanto, l’evidenza che l’uso nella zona perineale di cosmetici in polvere contenenti del talco sia associato ad aumentato rischio di cancro dell’ovaio è molto debole. In ogni caso, è importante sottolineare che tutti questi studi si riferiscono a esposizioni risalenti agli anni ’50-’70 del secolo scorso e che sicuramente il controllo di qualità dei prodotti cosmetici in uso attualmente è certamente molto maggiore che in passato.
Sulla base di questi dati, SITOX ribadisce come gli allarmi sollevati sull’uso di cosmetici a base di talco non siano sostenuti dai dati scientifici disponibili. Questo perché solamente il dato quantitativo della relazione dose/concentrazione-risposta confrontata con l’entità dell’esposizione permette di trarre conclusioni coerenti sulla causalità di un effetto tossico. In questo caso, i dati indicano che il rischio cancerogeno attuale derivante dall’uso di polveri cosmetiche a base di talco non è sostenibile sulla base della metodologia attuata giornalmente nel mondo basata sulla caratterizzazione del rischio. SITOX ribadisce che per procedere ad un’adeguata e scientificamente fondata valutazione del rischio è necessario procedere alla caratterizzazione della relazione dose risposta e dell’esposizione e che l’uso della classificazione basata sul “solo” pericolo intrinseco è fuorviante e può causare inutile ansia nella popolazione.
Per quanto riguarda il tumore dell’ovaio e l’esposizione ad amianto, i dati epidemiologici su cui si basa la valutazione IARC indicano chiaramente che vi è un probabile modesto eccesso di rischio nella popolazione femminile esposta per inalazione a elevate concentrazioni per motivi lavorativi. Infatti, l’eccesso non si è osservato in popolazioni con esposizione ambientale o con bassa esposizione lavorativa.
I dati relativi all’esposizione a talco, e in particolare all’uso, da parte delle donne, nella zona perineale, di cosmetici in polvere contenenti del talco, sono ancora meno convincenti. Infatti, da una parte, IARC conclude che l’inalazione di talco non contenente asbesto o fibre asbestiformi non è classificabile per cancerogenicità; dall’altra, sulla base di 20 studi epidemiologici di cui uno studio di coorte e 19 studi caso-controllo, soltanto pochi davano indicazione di un modesto eccesso di rischio per #tumore dell’ovaio in donne che hanno fatto uso perineale di cosmetici in polvere contenenti talco. Pertanto, l’evidenza che l’uso nella zona perineale di cosmetici in polvere contenenti del talco sia associato ad aumentato rischio di cancro dell’ovaio è molto debole. In ogni caso, è importante sottolineare che tutti questi studi si riferiscono a esposizioni risalenti agli anni ’50-’70 del secolo scorso e che sicuramente il controllo di qualità dei prodotti cosmetici in uso attualmente è certamente molto maggiore che in passato.
Sulla base di questi dati, SITOX ribadisce come gli allarmi sollevati sull’uso di cosmetici a base di talco non siano sostenuti dai dati scientifici disponibili. Questo perché solamente il dato quantitativo della relazione dose/concentrazione-risposta confrontata con l’entità dell’esposizione permette di trarre conclusioni coerenti sulla causalità di un effetto tossico. In questo caso, i dati indicano che il rischio cancerogeno attuale derivante dall’uso di polveri cosmetiche a base di talco non è sostenibile sulla base della metodologia attuata giornalmente nel mondo basata sulla caratterizzazione del rischio. SITOX ribadisce che per procedere ad un’adeguata e scientificamente fondata valutazione del rischio è necessario procedere alla caratterizzazione della relazione dose risposta e dell’esposizione e che l’uso della classificazione basata sul “solo” pericolo intrinseco è fuorviante e può causare inutile ansia nella popolazione.