4 gennaio 2019
#Mercurio, c’è ancora molto lavoro da fare per tutelare la salute dell’uomo.
Associato ancora comunemente ai termometri, il mercurio è noto come sostanza tossica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), quattro delle dieci sostanze chimiche estremamente preoccupanti per la salute pubblica, sono proprio #metalli #pesanti: piombo, cadmio, mercurio e arsenico, elementi naturali ubiquitari appartenenti alla crosta terrestre.
Attualmente il mercurio è poco utilizzato in Europa, invece in altre parti del mondo lo si utilizza maggiormente nelle attività industriali e nell’estrazione dell’oro su piccola scala. La fonte naturale principale di mercurio è il degasamento della crosta terrestre (terre, fiumi, oceani). Invece quello derivante da attività antropiche è dovuto prevalentemente alla combustione di carbone, lignite, torba e legno, a livello sia industriale che domestico. Quando questi combustibili bruciano, i piccoli quantitativi di mercurio che contengono vengono rilasciati nell’ambiente.
Sempre a livello industriale, il mercurio viene utilizzato nelle vernici (antimuffa), nella produzione di lampade e nella siderurgia (fonderie). Ma la principale via di esposizione umana al mercurio è rappresentata dal consumo di prodotti #ittici, perché il mercurio contenuto nell’acqua e nei sedimenti, viene ingerito dai pesci che lo trasformano in una forma “organica” più solubile nei tessuti umani fornendo delle caratteristiche tali da provocarne un più facile accumulo nel tempo.
I grandi predatori marini, nutrendosi di animali più piccoli che hanno già assorbito in parte del mercurio, tendono a contenere concentrazioni più elevate di questa sostanza a causa di una durata di vita più lunga e del conseguente aumento del loro peso. Di conseguenza, il consumo di questi pesci, come ad esempio il tonno o il pesce spada, comporterà generalmente una maggiore assunzione di mercurio rispetto al consumo di pesci più piccoli, che si trovano più in basso nella catena alimentare.
In Europa negli ultimi 40 anni, grazie a un notevole impegno a livello legislativo, si è riuscito a ridurre sostanzialmente sia le applicazioni che le emissioni nell’ambiente di mercurio. A ottobre del 2013 è stata sottoscritta la convenzione internazionale di #Minamata, entrata poi in vigore nel 2017. Si tratta del primo accordo globale per affrontare il problema del mercurio ed è stato ratificato da 98 paesi, tra cui l’Italia.
Per ridurre l’esposizione al mercurio ed evitarne il rilascio nell’ambiente, è buona norma seguire i consigli concreti delle autorità nazionali per la #sicurezza #alimentare sul modo in cui possiamo trarre il massimo beneficio per la salute mangiando pesce pur limitando, nello stesso tempo, l’esposizione al mercurio. Inoltre, quando entriamo in contatto con oggetti che contengono mercurio, come le batterie, le lampade e gli apparecchi elettrici, dobbiamo fare in modo di smaltire questi materiali in modo corretto, affinché il mercurio che contengono possa essere recuperato in condizioni di sicurezza e non si disperda nell’ambiente. Infine, si possono ridurre le emissioni di mercurio evitando di bruciare combustibili solidi per il riscaldamento domestico, laddove esistano alternative praticabili.
https://bit.ly/2QmLX5Z
Associato ancora comunemente ai termometri, il mercurio è noto come sostanza tossica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), quattro delle dieci sostanze chimiche estremamente preoccupanti per la salute pubblica, sono proprio #metalli #pesanti: piombo, cadmio, mercurio e arsenico, elementi naturali ubiquitari appartenenti alla crosta terrestre.
Attualmente il mercurio è poco utilizzato in Europa, invece in altre parti del mondo lo si utilizza maggiormente nelle attività industriali e nell’estrazione dell’oro su piccola scala. La fonte naturale principale di mercurio è il degasamento della crosta terrestre (terre, fiumi, oceani). Invece quello derivante da attività antropiche è dovuto prevalentemente alla combustione di carbone, lignite, torba e legno, a livello sia industriale che domestico. Quando questi combustibili bruciano, i piccoli quantitativi di mercurio che contengono vengono rilasciati nell’ambiente.
Sempre a livello industriale, il mercurio viene utilizzato nelle vernici (antimuffa), nella produzione di lampade e nella siderurgia (fonderie). Ma la principale via di esposizione umana al mercurio è rappresentata dal consumo di prodotti #ittici, perché il mercurio contenuto nell’acqua e nei sedimenti, viene ingerito dai pesci che lo trasformano in una forma “organica” più solubile nei tessuti umani fornendo delle caratteristiche tali da provocarne un più facile accumulo nel tempo.
I grandi predatori marini, nutrendosi di animali più piccoli che hanno già assorbito in parte del mercurio, tendono a contenere concentrazioni più elevate di questa sostanza a causa di una durata di vita più lunga e del conseguente aumento del loro peso. Di conseguenza, il consumo di questi pesci, come ad esempio il tonno o il pesce spada, comporterà generalmente una maggiore assunzione di mercurio rispetto al consumo di pesci più piccoli, che si trovano più in basso nella catena alimentare.
In Europa negli ultimi 40 anni, grazie a un notevole impegno a livello legislativo, si è riuscito a ridurre sostanzialmente sia le applicazioni che le emissioni nell’ambiente di mercurio. A ottobre del 2013 è stata sottoscritta la convenzione internazionale di #Minamata, entrata poi in vigore nel 2017. Si tratta del primo accordo globale per affrontare il problema del mercurio ed è stato ratificato da 98 paesi, tra cui l’Italia.
Per ridurre l’esposizione al mercurio ed evitarne il rilascio nell’ambiente, è buona norma seguire i consigli concreti delle autorità nazionali per la #sicurezza #alimentare sul modo in cui possiamo trarre il massimo beneficio per la salute mangiando pesce pur limitando, nello stesso tempo, l’esposizione al mercurio. Inoltre, quando entriamo in contatto con oggetti che contengono mercurio, come le batterie, le lampade e gli apparecchi elettrici, dobbiamo fare in modo di smaltire questi materiali in modo corretto, affinché il mercurio che contengono possa essere recuperato in condizioni di sicurezza e non si disperda nell’ambiente. Infine, si possono ridurre le emissioni di mercurio evitando di bruciare combustibili solidi per il riscaldamento domestico, laddove esistano alternative praticabili.
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