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18 dicembre 2018
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Secondo i dati pubblicati dall’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), nonostante i lenti miglioramenti, l’#inquinamento atmosferico continua, troppo spesso, a superare i limiti delle linee guida dell’Unione europea e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il particolato (PM), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono troposferico (O3) sono imputati di essere i maggiori responsabili dei danni alla #salute della popolazione.

Per quanto riguarda il particolato, il #PM 2,5 (particelle con un diametro di 2,5 micrometri o inferiore) costituisce il pericolo maggiore per la salute umana perché oltre a rimanere in sospensione nell'atmosfera anche per settimane, è in grado di giungere, se inalato, non solo alla porzione tracheale ma anche a quella più profonda alveolare in 30 giorni e quindi essere in grado di poter essere assorbito direttamente nel sangue dove può essere trasportato nei vari organi bersaglio ed esprimere una tossicità sistemica.

Il PM 10 (costituito per circa il 60% da PM 2,5), a causa delle sue proprietà irritanti, nei bambini può aumentare le affezioni polmonari. Nei pazienti asmatici si è registrata un’esacerbazione delle patologie polmonari e in malati affetti da patologie cardio-respiratorie la esposizione al PM 10 è stata associata a un incremento del numero di decessi.

L’inquinamento atmosferico comporta anche considerevoli ricadute economiche poiché aumenta la ospedalizzazione e pertanto le spese mediche a carico della comunità e riduce la produttività in tutti i settori dell’economia a causa delle giornate lavorative perse per problemi sanitari.
La relazione dell’#AEA sulla qualità dell’aria mostra che le morti premature associate all’esposizione alle polveri PM 2,5 sono state ridotte di circa mezzo milione all’anno grazie all’attuazione delle politiche europee in materia di qualità dell’aria e all’introduzione di misure contenitive a livello delle singole nazioni che hanno ad esempio ridotto le emissioni inquinanti del traffico veicolare e quelle industriali e hanno portato alla produzione di energia sempre più pulita.
Nell’ambito della valutazione del rischio per la salute effettuata dall’AEA, l’effetto sulla salute di cui si tiene conto per la quantificazione del pericolo è l’indice di decessi, poiché l’evidenza di tale effetto è la più facilmente rilevabile. La mortalità causata dall’esposizione all’inquinamento atmosferico è stimata in termini di «morti premature» e di «anni di vita persi».

Tali stime si basano su dati relativi all’inquinamento atmosferico, a dati demografici, alla relazione tra esposizione alle concentrazioni di inquinanti e soprattutto sull’incidenza di patologie cardiovascolari e polmonari. È necessario tenere presente che le stime sono effettuate su aree geografiche molto vaste e perciò non consentono di misurare i rischi dei singoli individui.
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